“Sapienza è riuscire a vedere l’eterno nel mutevole, l’unità della molteplicità. È agire consapevolmente, ma privi di attaccamento, senza desiderio né odio, senza secondi fini. Sapiente è l’azione distaccata, non incentrata sul proprio ego, stabile, risoluta, non turbata da speranze di vittoria o timori di sconfitta. Il sapiente sa quando agire e quando non agire, cosa fare e cosa non fare, cosa temere e cosa non temere. La sua fermezza deriva da controllo della mente, del respiro e dei sensi. La sua felicità è serenità d’animo, dolce come il nettare.” (Bhagavad Gita, XVIII)
Come l’aria irrompe violenta nel vuoto, così ogni carenza origina un desiderio. Se l’oggetto del desiderio corrisponde alla carenza che lo ha originato, il suo ottenimento ne elimina la causa, come l’acqua quieta la sete. Ma se la carenza si cela, se essa non è consapevole o se non è colmabile, allora il desiderio, come un fulmine che slanci verso terra e colpisca alla cieca, si indirizza a qualcosa di arbitrario e fittizio che però, una volta ottenuto, lascia spazio ad un nuovo desiderio. E così, sino a quando ciò che realmente ci manca non viene finalmente compreso e la carenza curata, noi veniamo trascinati senza fine da desiderio in desiderio, come un vascello alla deriva.
Comprendere questo è comprendere l’eterno movimento delle maree, osservare con equilibrio l’andare e venire in noi dei desideri, imparare a liberarsi dalla loro pressione con il distacco di chi osserva un’azione inutilmente ripetitiva. La carenza reale deve essere colmata, ma il desiderio fittizio, accidente della volontà rimpiazzato da un suo nuovo impulso, viene trascinato via dal tempo e senza conseguenze, come un onda ne segue sempre un’altra, diversa eppure così simile.
Talvolta è proprio quanto non abbiamo a renderci più forti e più ricchi, persino più liberi, perché quanto si ha ci obbliga, perché quanto possediamo ci possiede. Occorre perciò essere consapevoli della struttura del desiderio, controllare i flussi della propria mente. Occorre imparare a prendere e dare, a trattenere e lasciare con lo stesso distacco col quale si osserva il passaggio delle nuvole in cielo. Stabile in questo equilibrio interiore, distaccato nel trattenere e lasciare, la tua esistenza sarà confortevole e priva di sforzo, gli estremi non potranno distrarti. Stabile al centro, apertura e chiusura, un istante in sé, un flusso di vita eterna:
Respira.
“Come l’aria tiene insieme il cosmo intero, così è il nostro respiro a tenerci insieme.” (Anassimene). La via alla semplicità non può essere complessa. Oggi è un giorno buono. Stai bene, non ti manca nulla. Un angelo si prende cura di te.